The Japan Times - L'antibioticoresistenza dilaga tra rifugiati e sfollati

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L'antibioticoresistenza dilaga tra rifugiati e sfollati

L'antibioticoresistenza dilaga tra rifugiati e sfollati

Rischio tre volte più alto di contrarre batteri killer

Dimensione del testo:

I conflitti e le crisi umanitarie stanno esponendo milioni di sfollati al rischio elevato di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici. È l'allarme che arriva quasi in contemporanea da uno studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases e da un rapporto di Medici senza Frontiere. Secondo l'Unhcr, alla fine del 2023 nel mondo si contavano 117,3 milioni di persone sfollate a causa di conflitti, persecuzioni, violazioni dei diritti umani. Oltre 43 milioni sono rifugiati e il 75% di loro è ospitato in Paesi a basso e medio reddito. La ricerca, condotta da ricercatori della farmaceutica Pfizer e del Migrant Health Research Group della University of London, ha analizzato 41 studi che avevano coinvolto complessivamente quasi 17 mila rifugiati e richiedenti asilo, constatando come avessero una probabilità quasi tre volte più alta di contrarre batteri resistenti ai farmaci rispetto alla popolazione del Paese ospitante. Il report di Medici senza Frontiere sottolinea, invece, quali sono i fattori che determinano questo incremento di rischio. I conflitti innanzitutto, che agiscono come "un moltiplicatore di forza per la resistenza antimicrobica", si legge. Da Gaza all'Afganistan, passando per Yemen e Siria, "questi contesti, già destabilizzati dalla violenza e dagli sfollamenti, spesso soffrono di sistemi sanitari gravemente indeboliti, forniture mediche inadeguate, una carenza critica di operatori sanitari e una governance frammentata". A ciò si aggiungono le condizioni di vita: essere "costretti a vivere in campi sovraffollati con condizioni di vita deplorevoli, accesso limitato all'acqua e ai servizi igienici e un alto livello di esposizione a malattie infettive" è un altro motore dell'antibiotico-resistenza. Infine gli effetti dei cambiamenti climatici, che "vanno dalla scarsità d'acqua agli eventi meteorologici estremi" che "possono rendere non funzionali gli impianti di trattamento delle acque reflue e fognarie, portando a una maggiore contaminazione delle fonti idriche con antibiotici e microbi resistenti", conclude il rapporto.

S.Yamamoto--JT